Alcuni terapeuti applicano questa tecnica come agopuntori usano l’infissione e la manipolazione (o stimolazione elettrica) degli aghi. Attraverso la moxibustione si provvede all’ applicazione locale di una certa quantità di calore allo scopo di regolare, tonificare e aumentare il flusso di energia (Qi o energia vitale). La pratica è molto popolare in Cina e in Giappone e viene viene ritenuta particolarmente indicata per alleviare il dolore postoperatorio e per le malattie croniche dell’ apparato locomotore (artrite e artrosi o dolori muscolari).
Esistono due metodi di di moxibustione ed entrambi fanno uso della moxa, che viene preparata mediante l’ essicamento e la polverizzazione delle foglie di Artemisia vulgaris. Il primo metodo prevede l’ infissione degli aghi di agopuntura e il posizionamento sugli stessi di cilindretti di moxa, a cui viene dato fuoco (gli aghi spesso sono inseriti attraverso dischetti di protezione che impediscono alla cenere di cadere direttamente sulla pelle del paziente). Il calore che viene così generato si diffonde attraverso gli aghi nel corpo del soggetto.
Il secondo metodo prevede l’ utilizzo di cilindri di moxa che vengono accesi a una estremità e avvicinati alla pelle del paziente, come una sigaretta, sui punti di agopuntura che si vogliono trattare. La durata del trattamento dipende dalla natura del disturbo e dai punti che vengono utilizzati. Esistono tuttavia controindicazioni precise alla moxibustione. Dal punto di vista anatomico , ci sono zone del corpo sulle quali non deve essere effettuato il trattamento: il viso, l’areadove circola l’ energia del cuore (il torace) e la zona addominale e pelvica nelle donne in stato di gravidanza.
Anche dal punto di vista patologico, questo particolare tipo di trattamento non è sempre indicato: per esempio in tutte le affezioni a carattere infiammatorio acuto o cronoco caratterizzate da calore, rossore e gonfiore (come nel caso di una distorsione traumatica di un legamento, o di dolore a un ginocchio con versamento e calore).